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Maria Pia Carola, la stupefacente pianista milanese
Un concerto per le stagioni della vita
Sabato scorso 8 novembre sera ho avuto il privilegio di assistere all’esecuzione completa di “Le Stagioni, Op. 37a” di Pëtr Il’ič Čajkovskij interpretata magistralmente da Maria Pia Carola, presso l’Associazione culturale I Ricostruttori di Milano. Questo ciclo per pianoforte, composto da dodici pezzi brevi, uno per ogni mese dell’anno, è noto per la sua combinazione di lirismo poetico e virtuosismo tecnico, e vederlo eseguito in un contesto dal vivo è un’esperienza che trascende la semplice ascolto musicale. Ogni pezzo ha preso vita sotto le mani di Carola, le cui dita sembravano animate da una forza e una precisione incredibili. La tecnica impeccabile si combinava a una sensibilità interpretativa che permetteva di percepire l’anima di ogni mese: il gelo e la solennità dell’inverno, la dolcezza dei primi germogli di primavera, la vitalità dell’estate, la malinconia e il colore dell’autunno. Ogni nota, ogni frase musicale, era trasmessa con una naturalezza espressiva che sembrava far vibrare lo spazio intorno, trasformando la sala in un luogo sospeso tra tempo, memoria e emozione. La difficoltà tecnica dei pezzi, spesso sottovalutata se ascoltata su registrazioni, emergeva in tutta la sua complessità dal vivo: passaggi rapidi, arpeggi delicati, trilli, legati sottili e dinamiche sofisticate venivano affrontati con una sicurezza e una fluidità straordinarie. Ma ciò che colpiva maggiormente non era solo la perfezione tecnica, quanto la capacità di trasmettere emozione, di raccontare storie attraverso il suono, di rendere ogni mese un piccolo universo musicale. Partecipare a questa esperienza musicale è stato uno spettacolo per gli occhi, per le orecchie e per l’anima. La performance di Maria Pia Carola non era soltanto un’esecuzione pianistica: era un’esperienza di comunione emotiva e artistica, un incontro diretto con la bellezza e l’energia della musica di Tchaikovsky, resa viva da una delle interpreti più sensibili e raffinate della scena contemporanea.
Ermanno Faccio
Comitato redazionale
Maria Pia Carola
Formazione e carriera
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Carola ha studiato al Conservatorio di Milano, diplomandosi con massimo dei voti e lode. (Ntacalabria.it)
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Successivamente ha perfezionato la sua formazione con noti maestri: tra gli altri Guido Agosti (Diploma di Merito all’Accademia Chigiana), Paul Badura‑Skoda, Franco Scala, Boris Petrushanskiy e Lazar Berman. (Ntacalabria.it)
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Dal materiale promozionale risulta che ha vinto diversi concorsi nazionali ed internazionali all’inizio della sua carriera. (Brianza Classica)
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Si è esibita in qualità di solista con varie orchestre in numerosi paesi, ottenendo consensi sia dal pubblico sia dalla critica. (Ntacalabria.it)
Stile interpretativo e repertorio
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Il suo repertorio include non solo i capolavori della letteratura pianistica classica, ma anche una rilevante attenzione alla musica del primo ’900 — in particolare compositori come Maurice Ravel, Sergei Rachmaninoff, Claude Debussy, Alexander Scriabin. (aousassari.it)
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Lo stile è descritto come “naturale espressività, raffinatezza e capacità di alternare effetti coloristici di vivida lucentezza a momenti d’ispirato lirismo”. (aousassari.it)
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È anche segnalata una spiccata versatilità: accanto all’attività solistica, ha svolto intensa attività cameristica e ha collaborato a progetti legati alla musica contemporanea. (Brianza Classica)
Tecnica e qualità interpretative
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La preparazione tecnica appare solida: studi con insegnanti di rilievo, concorsi vinti e repertorio impegnativo scelto suggeriscono un livello elevato.
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Interpretativamente, la critica ne apprezza la “raffinatezza” e la capacità di “alternare effetti coloristici … a momenti lirici”. Questo indica una tecnica non solo funzionale ma anche raffinata dal punto di vista espressivo. (aousassari.it)
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Non ho trovato – nelle fonti reperite – dettagli tecnici approfonditi (come ad esempio uso del polso, digitazione, pedalizzazione, approccio al fraseggio) che siano stati oggetto di pubbliche recensioni critiche estese.
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Va segnalato che la presenza di attività nella musica contemporanea e nell’integrazione con arti visive appare un elemento distintivo: “Dal 1984 al 1990 ha collaborato … per l’esecuzione e diffusione della musica contemporanea […] spinta da un amore profondo per l’arte in generale e per la musica in tutte le sue più diverse espressioni.” (Brianza Classica)
Fama e diffusione
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Maria Pia Carola gode di una buona reputazione nel panorama concertistico italiano e internazionale: viene indicata come “acclamata in teatri e sale da concerto di Europa, Stati Uniti, Giappone, Sud Africa” in un documento di presentazione. (aousassari.it)
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Del resto, la sua attività su vari continenti e con collaborazioni internazionali testimonia una diffusione non esclusivamente locale.
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Tuttavia, non ho rintracciato fonti che la definiscano una figura globalmente riconosciuta al livello delle superstar pianistiche mondiali — la visibilità pare più centrata sull’ambito specialistico/classico e concertistico.
Maria Pia Carola appare come una pianista ottimamente preparata, con buona formazione, ampio repertorio, e capacità espressive che mettono in risalto sia la tecnica sia la sensibilità artistica. È apprezzata per la raffinata interpretazione, la versatilità e l’apertura verso la musica contemporanea. La sua fama è solida nel circuito concertistico internazionale, sebbene forse non abbia ancora – secondo le fonti disponibili – la notorietà di livello “popolare mondiale”.
L’arte di "ridere sul serio” di Gianni Ferrario
Un artista della Milano del neoumamesimo che trasforma la gioia in disciplina umanistica.
Il Periodo Neo-Umanistico
C’è un momento, nella Milano iperconnessa e un po’ stanca, in cui l’umanesimo torna a farsi voce, e lo fa attraverso la risata. Non quella sguaiata da social network o quella nervosa da pausa caffè, ma la risata che nasce dal silenzio, si nutre di respiro e diventa canto. È questa la via proposta da Gianni Ferrario, artista poliedrico e maestro di vitalità, nel suo progetto di venti puntate dedicate alla gioia come disciplina quotidiana.
Ferrario ci accompagna in un percorso che, partendo da “un po’ di auto-ironia per contrastare seriosità e depressione”, si apre come un ventaglio di spunti sapienziali, dove ogni episodio è una doccia energetica per l’anima: “Il sorriso interiore”, “Come far decollare la giornata”, “Ridere è una cosa seria — chiedetelo al sistema immunitario”. Non è solo intrattenimento: è filosofia incarnata, metodo di rigenerazione personale, declinato secondo una sapienza orientale rielaborata nel registro meneghino, pragmatico e luminoso.
Dopo aver assistito molteplici aziende importanti, ha creato una serie di podcast, reperibili sul suo sito - " https://terapiadellarisata.it " brevi e densissimi, si offrono come pillole di umanità da gustare all’inizio della settimana — un lunedì finalmente degno del suo nome. Ogni incontro comincia con un canto che scalda il cuore, poi la voce dell’autore guida l’ascoltatore fra aneddoti, esperimenti collettivi, citazioni, risate contagiose e frammenti di vita vissuta. La leggerezza diventa metodo pedagogico, la musica un collante di anime.
Nel vivo dell’esperienza, nei suoi spettacoli Live che tiene in circoli culturali, club e sedi aziendali come esperienza di intervallo di motivazione delle persone, Ferrario rievoca l’antica confraternita dei monaci buddhisti che sollevavano il morale dei villaggi con la risata. Da quel gesto arcaico, quasi sacrale, si passa a un laboratorio di vitalità dove la gioia si fa energia tangibile, immediata, circolare.
Il momento conclusivo, nel programma tenutosi ieri presso l'associazione "I ricostruttori" di Milano via Turro, — un canto corale che attraversa la lirica della Turandot e la corale del "Và pensiero" fino ai canti degli Alpini e quelli popolari lombardi, romaneschi e napoletani, — hanno suggellato l’unità nella molteplicità: la voce di ciascuno diventa la voce di tutti. Non più spettatori, ma parte di un unico respiro.
Alla fine, la sensazione è quella di aver partecipato a un rito laico di purificazione, dove il ridere diventa un atto politico, una forma di resistenza morale, una liturgia del presente. Ferrario, con tono gentile e determinato, ci ricorda che il buonumore è una scelta di civiltà. E mentre le note finali si dissolvono nel sorriso, resta un’eco che continua a vibrare — non per una settimana soltanto, ma forse per sempre.
Ermanno Faccio
Note su Ermanno Faccio
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Autore e recensore d’arte, unisce poesia e tecnica nelle sue riflessioni su arte, architettura e spirito umano.Mediatore interculturale e viaggiatore in 45 Paesi, promuove l’ascolto empatico come via di consapevolezza e rinnovamento interiore.
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