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Faith in oneself Is the best - Pregare troppo fa male

C’era una volta, in un piccolo villaggio ai piedi di una montagna, un uomo di nome Martino. Era un uomo buono e generoso, ma aveva la sfortuna di incappare sempre in avventure nefaste. Qualunque cosa facesse, sembrava che il destino fosse contro di lui: una volta aveva perso tutto il raccolto a causa di una grandinata improvvisa, un’altra volta si era smarrito nel bosco e aveva trascorso giorni senza trovare il sentiero di ritorno. Il villaggio lo conosceva come “il povero Martino”, poiché ogni suo tentativo di migliorare la propria vita finiva in tragedia.

Martino aveva un cuore d’oro e molte persone gli volevano bene. In particolare, c’erano quattordici donne nel villaggio che lo consideravano un amico prezioso. Queste donne erano tutte molto devoti e, vedendo quanto Martino soffrisse, decisero di unirsi in preghiera per lui. Credevano fermamente che, se avessero pregato tutte insieme con sufficiente intensità, avrebbero potuto cambiare la sorte sfortunata di Martino.

Ogni notte, le quattordici donne si riunivano in una piccola cappella sulla collina, poco fuori dal villaggio. Pregavano con fervore, piangendo e supplicando il cielo di intervenire nella vita di Martino. Erano così sincere nelle loro preghiere che la cappella stessa sembrava essere avvolta da un’aura luminosa ogni volta che si riunivano.

Ma, nonostante tutte le loro preghiere, la sfortuna di Martino non faceva che peggiorare. Un giorno cadde e si fratturò una gamba, il giorno dopo la sua casa fu colpita da un fulmine e prese fuoco, e in un’altra occasione, la sua barca si rovesciò nel fiume, lasciandolo in balia delle onde. Ogni volta che le donne sentivano di una nuova disavventura, intensificavano le loro preghiere, ma sembrava che più pregassero, più gravi diventassero le disgrazie di Martino.

Una notte, mentre le donne pregavano con ancora più intensità del solito, accadde qualcosa di strano. La cappella fu avvolta da un vento gelido, e un’ombra nera apparve nell’angolo più oscuro. Le donne si fermarono, spaventate, e l’ombra prese a parlare con una voce cavernosa:

“Donne pietose, avete pregato con tanto fervore che avete risvegliato forze che non comprendete. Ogni vostra lacrima, ogni vostra supplica ha chiamato l’attenzione di spiriti antichi, che si divertono nel tormentare l’uomo. Continuate così, e condannerete Martino a una vita di sofferenze ancora più grandi.”

Le donne, sconvolte, non sapevano cosa fare. Si inginocchiarono tremanti, e una di loro, la più anziana, chiese con voce spezzata: “Cosa dobbiamo fare per salvarlo?”

L’ombra rispose: “Smettetela di pregare per lui. Lasciate che il destino segua il suo corso senza interferenze. Solo allora la sua vita potrà trovare pace.”

E così fecero. Le donne, con grande dolore, decisero di interrompere le loro preghiere. Non fu facile, poiché volevano davvero aiutare Martino, ma capirono che a volte, il troppo zelo può fare più male che bene.

Col passare del tempo, Martino notò che le sue disavventure cominciavano a diminuire. Riuscì a ricostruire la sua casa, la sua gamba guarì, e iniziò a prosperare nel suo lavoro. Le sventure non scomparvero del tutto, ma divennero meno frequenti e meno gravi.

Martino non seppe mai delle preghiere delle sue amiche, né delle loro lacrime. Ma il villaggio, e soprattutto quelle quattordici donne, impararono una lezione importante: a volte, il miglior modo per aiutare qualcuno è lasciarlo affrontare da solo il proprio destino, senza tentare di cambiarlo con la forza.

Da quel giorno, la cappella sulla collina rimase silenziosa, e l’ombra nera non fu mai più vista. Ma il ricordo di quella notte rimase nelle menti di tutte le donne, come un monito per il futuro.

Di Redazione 

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