Carnovalini: “Il vero viaggio è partire dalla porta di casa”

Riccardo Carnovalini - Fotografo, viaggiatore e narratore

Nell’intervista con Ermanno Faccio, il viaggiatore racconta l’Italia come una terra amata e ferita: “Innamorati di chi frequenti, custodisci ciò che conta, cammina e narra. È così che si resiste all’oblio.”


Introduzione

"Al centro rimane “il problema dello sguardo”: lo sguardo che decide cosa salvare e cosa dimenticare"

"Tra sport, politica, psicoterapia, arte e amicizia, Riccardo sembra tessere un filo unico:

un Pass Par Tu) che non è solo documento di viaggio, ma passaporto esistenziale, con cui attraversare confini esterni e interiori".

Dietro i suoi scatti e racconti, affiora un’idea chiara:
👉 “Innamorati di chi frequenti. Opponi resistenza al cambiamento inutile. Custodisci le creature creative che incontri. Cammina, guarda, narra.



Evento 

In compagnia di diversi ospiti, la filosofa spagyrica Rossella Pisoni ha dato vita a un incontro intenso e di grande spessore culturale con Riccardo Carnovalini, fotografo, viaggiatore, narratore e critico lucido dell’Italia contemporanea, sempre più distopica rispetto alla propria storia, alla propria natura e alla sua geografia.

Ho partecipato con vivo piacere a questo evento, che si è rivelato un’esperienza illuminante. Carnovalini, con il suo inconfondibile stile, ha raccontato la vita attraverso il cammino: un vivere a stretto contatto con la realtà e in continuo dialogo con le donne che lo hanno accompagnato nei suoi percorsi a piedi, dall’Italia all’Europa.

Ne è scaturito un messaggio di straordinaria forza culturale e di chiara ispirazione sociologica un richiamo rivolto a chi sa ascoltare, a chi presta attenzione, a chi conserva nel cuore lo sguardo del patriota e del cuore pulsante dell'essere umano.
Un avvertimento e al tempo stesso un invito a custodire il destino del nostro Paese e dell'umanità, camminando insieme, con coscienza e responsabilità.

E.F.

Premessa

Rossella Pisoni, filosofa, Spagyrica, ha organizzato l’evento di incontro con Riccardo Carnovalini - fotografo, viaggiatore, narratore e critico di un’Italia ormai distopica dalla sua stessa storia, natura e geografia.

Carnovalini ha collaborato con la rivista naturalistica AIRONE con foto di elevata suggestione scattate con sguardo empatico. Personaggio interessante per le scelte di vita fatte e per i contatti personali con Maurizio Pallante, che porta avanti il movimento della DECRESCITA FELICE in Italia.

Un riferimento di stile per confrontare come la coerenza del “sentire critico” può trasformare la vita: dalla “zona comfort” al fare scelte rivoluzionarie in cammino, in ascolto, in controtendenza, per provare a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.

Un’esperienza illuminante per il modo di raccontare la vita attraverso il vivere a stretto contatto con le sue compagne, viaggiando a piedi per l’Italia e l’Europa. Un messaggio di grandissimo valore culturale e di ispirazione politica che va ad avvisare chi ascolta, chi pone attenzione, chi è sensibile con il cuore del patriota, al destino del nostro paese.

https://it.wikipedia.org

Riccardo Carnovalini - Wikipedia

I profili di Rossella Pisoni 

Riccardo Carnovalini - Rossella Pisoni 



Ecco l'Intervista in partecipazione con  Ermanno Faccio


Intervista a Riccardo Carnovalini

A cura di Ermanno Faccio


Introduzione

Fotografo, viaggiatore, narratore. Da oltre quarant’anni Riccardo Carnovalini percorre a piedi l’Italia e l’Europa, documentando paesaggi e persone con lo sguardo di chi vuole capire, non solo osservare. In occasione dell’incontro organizzato da Rossella Pisoni a Cusano Milanino, ho avuto l’opportunità di dialogare con lui. Ne è nata una conversazione che attraversa sport, politica, psicoterapia, arte e amicizia.


Ermanno Faccio

Riccardo, lei parla spesso del “problema dello sguardo”. Che cosa intende?

Riccardo Carnovalini

Lo sguardo è una scelta: decidere cosa salvare e cosa dimenticare. Non è mai neutro. Camminando, cerco di educare il mio sguardo a cogliere non solo la bellezza, ma anche le ferite del territorio. L’Italia non è solo “bella”: è anche consumata, contraddittoria, a volte perfino orrenda. Ed è proprio lì che nasce la necessità di raccontare.


Ermanno Faccio

Lei distingue nettamente tra viaggio e spostamento. È una provocazione?

Riccardo Carnovalini

No, è un dato di fatto. Lo spostamento è rapido, serve ad arrivare. Il viaggio, invece, è un riallineamento tra tempo e spazio: stare in un posto fisicamente e prendersi il tempo per attraversarlo anche mentalmente. Per questo camminare è così radicale: non si può barare, ogni passo è un contatto diretto con la realtà.


Ermanno Faccio

Il progetto "Pass Par Tu" ha messo al centro l’ospitalità spontanea. Che cosa ha scoperto di noi italiani?

Riccardo Carnovalini

Che il 90% non conosce dove vive. Spesso mi sono sentito rispondere: “Perché proprio da me? Vi pago un B&B!”. L’ospitalità autentica, invece, è aprire la propria casa a uno sconosciuto. È un atto politico, non commerciale. Ed è lì che si rivela il legame tra persone e territorio.


Ermanno Faccio

Il suo messaggio ha una forte dimensione politica, anche se lontana dai partiti. Qual è, in sintesi?

Riccardo Carnovalini

Il grande viaggio politico è partire dalla porta di casa. Conoscere e innamorarsi del proprio territorio, custodirlo. Non c’è patriottismo più vero. Se perdiamo il rapporto con la terra su cui viviamo, perdiamo anche la nostra identità collettiva.


Ermanno Faccio

Dopo una vita di cammini, oggi lei sperimenta il “viaggio immobile” dal suo balcone. È una rinuncia o una nuova tappa?

Riccardo Carnovalini

È un altro modo di viaggiare. Osservare il sole che cambia la luce minuto dopo minuto è un’avventura straordinaria. Non c’è un attimo uguale all’altro. Alla fine il viaggio non è nei chilometri percorsi, ma nello sguardo che sappiamo mantenere vivo.


Ermanno Faccio

Chi sono state le compagne di viaggio più importanti nella sua vita?

Riccardo Carnovalini

Cristina Di Bono, la prima, con cui ho attraversato montagne e isole; Roberta Ferraris, che ha portato scrittura e spiritualità; e Anna Rastello, con cui ho condiviso il progetto Pass Par Tu e l’Europa. Ognuna ha dato una voce diversa al mio cammino.


Ermanno Faccio

Un’ultima battuta: se dovesse lasciare ai lettori una regola di vita?

Riccardo Carnovalini

Ne ho quattro: innamorati di chi frequenti, opponi resistenza al cambiamento inutile, custodisci le creature creative che incontri, cammina – e poi guarda e narra.


Conclusione
Il percorso di Riccardo Carnovalini non è solo geografico: è un invito a resistere culturalmente, a non smarrire lo sguardo sul nostro Paese, a non lasciarsi anestetizzare dall’omologazione. Camminare diventa così un atto politico e poetico insieme: un passo dopo l’altro, contro la dimenticanza.


La testimonianza 

Nel suo lungo racconto, Carnovalini ha spiegato che la sua vita è stata un lungo cammino dentro l’Italia, non fuori dall’Europa. Ha voluto conoscere il Paese passo dopo passo, perché il tempo dedicato alla conoscenza non è mai gratuito: è un investimento. Secondo lui, il vero viaggio non inizia in terre lontane, ma davanti alla porta di casa, ed è lì che si misura la distanza fra gli italiani e il loro stesso territorio.

Ha parlato di un’Italia “separata in casa”: non per ragioni affettive, ma perché il popolo è distante dalla terra che lo nutre, dagli alberi che producono ossigeno, dalla natura che rende possibile la vita. Ha raccontato di aver messo alla prova questa idea con il progetto “Pass Par Tu”: un itinerario a piedi da Torino a Capalbio, costruito sull’ospitalità di sconosciuti. Non chiedevano un letto o una cena, ma tempo e parole. Ogni tappa era garantita solo se chi accoglieva si impegnava a trovare il successivo ospite: un esperimento fragile e insieme rivelatore.

La media, ha detto, era di quattro o cinque telefonate per convincere qualcuno ad aprire la porta di casa. Eppure, passo dopo passo, sono arrivate 192 accoglienze, 5.600 chilometri percorsi, in un’Italia che quasi mai si attraversa a piedi. Da questo intreccio di gesti semplici è nata la parola chiave: “polimerizzare”, cioè mettere in relazione persone che altrimenti non si sarebbero mai conosciute.

Carnovalini ha insistito sul fatto che l’Italia non è solo bellezza da cartolina, ma anche consumo di suolo, degrado, squilibri urbanistici. È un Paese dove allo stesso sguardo si offrono meraviglia e orrore, e proprio per questo va raccontato con onestà, senza fermarsi alla retorica.

Alla fine, il suo monito è che non si è turisti ma viaggiatori quando si accetta di riallineare tempo e spazio, di rallentare per ascoltare e conoscere. Ed è questo, in fondo, il senso politico di quel cammino: un’Italia che si ricompone solo se impara a guardarsi da vicino.


Considerazioni sociologiche 


Carnovalini ha raccontato l’Italia che non conosce quasi nessuno: da Spello ad Assisi, da Gualdo Tadino alle coste italiane, descrivendo il territorio attraverso uno sguardo fotografico critico e documentato. Ha ricordato la sua lunga esperienza alla Rai, dove per nove anni ha condotto un programma su Radio1 con milioni di ascoltatori, eppure l’Italia sembra dimenticare rapidamente chi l’ha raccontata: la notorietà dura poco e l’oblio arriva presto.

Ha riflettuto sulla celebrità e sui suoi rischi, sottolineando come il privilegio di essere ascoltati arricchisca il pubblico, ma possa anche far perdere sé stessi. Per lui, raccontare l’Italia significa rendere omaggio alla sua unicità, alla biodiversità e alle contraddizioni del territorio, denunciando consumi di suolo e degrado ambientale. Ha ribadito che il cambiamento climatico è una questione reale e urgente: coste basse come Trieste o Pesaro rischiano di scomparire, e la politica troppo spesso non interviene.

Il suo viaggio non è solo fisico: è anche “fermo”, dalla finestra di casa, con il progetto del libro Balcone con vista, dove documenta dieci anni di luce, stagioni e fenomeni naturali. Per lui, il viaggio vero è quello che permette di comprendere e osservare, non solo accumulare chilometri.

Ha raccontato poi le relazioni umane che hanno accompagnato la sua vita: con Cristina, compagna di viaggi instancabile ma poco adatta a raccontare le esperienze, e poi Roberta, che ha dato spessore e continuità narrativa ai suoi progetti. Roberta è arrivata nel momento chiave del progetto dei Sentieri Italia, che ha impiegato dieci anni per collegare tutte le venti regioni italiane attraverso un percorso verde, documentando la bellezza e la devastazione del territorio.

Infine, Carnovalini ha sottolineato che in Italia non ci sono più spazi mediatici adeguati per raccontare la realtà del Paese con onestà. Nonostante questo, il suo lavoro continua: osservare, documentare e proporre una lettura critica e affettuosa dell’Italia, un Paese unico al mondo, fragile e straordinario allo stesso tempo.


 Cusano Milanino, 22 Settembre 2025

Ermanno Faccio



Intervista prodotta da Https://Youprom.it/it

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Scopri la Magia dei Teatri Milanesi a Novembre: Una Guida agli Spettacoli da Non Perdere

Ermanno  Faccio  ti accompagna tra prosa, danza e cinema nei teatri più iconici di Milano, dal Piccolo Teatro al Franco Parenti, per un mese ricco di emozioni e cultura

Ecco una panoramica degli spettacoli previsti per novembre nei principali teatri milanesi, con i link per prenotazioni e informazioni:

1. **Teatro Anteo**:
   - Film e eventi di novembre includono anteprime, rassegne di cinema d'autore e incontri con registi. Per conoscere la programmazione dettagliata e acquistare i biglietti, puoi visitare il sito ufficiale: [Anteo Palazzo del Cinema](https://www.spaziocinema.info/).

2. **Teatro Franco Parenti**:
   - In novembre, il Teatro Parenti ospita spettacoli di prosa e danza, con performance come *"Il Giardino dei Ciliegi"* e progetti sperimentali come *"Pandora"* del Teatro dei Gordi. La programmazione completa e i biglietti sono disponibili su [Teatro Franco Parenti](https://www.teatrofrancoparenti.it/).

3. **Teatro Verdi**:
   - Il Teatro Verdi propone spettacoli di prosa e teatro contemporaneo, spesso orientati al teatro di ricerca. Per la programmazione e l'acquisto di biglietti, puoi consultare [Teatro Verdi](https://www.teatroverdi.info/).

4. **Piccolo Teatro di Milano**:
   - La stagione di novembre al Piccolo Teatro include *"La Tragedia del Vendicatore"* e *"Edificio 3"*. Puoi trovare maggiori dettagli e prenotare i biglietti sul sito ufficiale: [Piccolo Teatro](https://www.piccoloteatro.org/it).

Questi link ti porteranno direttamente alle pagine dei teatri dove trovare ulteriori dettagli sugli spettacoli in cartellone e le modalità di prenotazione.

A presto.

Ermanno Faccio
Google Local Guide 
Lombardy

Chi come me: Opera dinamica e positiva


Chi come me: Opera unica nel suo genere di matrice concettuale ebraica e quindi dinamicissima e molto positiva, in atto unico, divertente coinvolgente e istruttiva, che mete a confronto 5 ragazzi con sindromi diverse che condividono una convivenza in un istituto per la sanità de mente dove si vedono le difficoltà che incontra il medico curante e le critiche sociali che riceve dai suoi stessi pazienti adolescenti, unitamente a quelle che riceve la docente di teatro terapia che porta l'esperimento dei giochi collettivi in clinica. Bravura magistrale degli attori pluri interpretativi, contemporaneamente nei ruoli di genitori ricchi snob, dei genitori pragmatici mercanti, dei genitori festosi ebraici, che hanno una velocità di scena e di cambio di costume sconvolgenti, tanti che riescono pure a recitare tenendo due costumi contemporaneamente, mentre rispondono da un personaggio all'altro, in una accelerazione scenica concepita per creare una specie di orgasmo coinvolgente specialmente nel pubblico più fortunato che ha preso posto accanto ai lettucci dei giovani ricoverati. Tale vicinanza scenica é fondamentale, per assorbire la recita magistrale di ciascuna sindrome che i ragazzi sanno interpretare con minuzia realistica sconvolgente che ti trasferiscono guardandoti negli occhi, tanto che ti senti coinvolto e vorresti partecipare al dialogo complessivo, che si instaura tra i pazzi. Un plauso per la riuscita complessiva della energia scenica, emotiva, sensazionale, e coinvolgente che gli artisti riescono a profondere nell'anima degli spettatori, tale da costituire un riferimento importante sia per i professionisti della psico terapia che per gli stessi appassionati della materia. La resa scenica, la scelta delle musiche, degli effetti, dei suoni e delle luci creata dai registri dietro le quinte,  quanto la struttura ricettiva aperta e connettiva del teatro Parenti Stesso, riescono a fare del soggetto teatrale tecnico interpretato, un'esperienza unica e insostituibile per spiegare l'esperienza clinica e i casi umani sottostanti.
Personalmente mi sono, praticamente,  innamorato di Alma.


Redazione Artistica Psicologica Teatro terapica.
Don Erman

Il terzo settore a Cinisello in fiera fino al 29.9.24

L’Associazione Cooperativa Agricola di Cinisello Balsamo presenta una nuova iniziativa di poesia partecipata per le scuole alla manifestazione Ville Aperte*

Oggi, all’interno della storica Villa Ghirlanda, si è tenuta la manifestazione “Ville Aperte” di Cinisello Balsamo, un evento che ha coinvolto numerose realtà locali del terzo settore attive sul territorio. Tra le protagoniste dell’evento, l’Associazione Cooperativa Agricola di Cinisello Balsamo ha presentato una brillante e innovativa iniziativa rivolta ai più giovani: la poesia partecipata nelle scuole. L’idea, che mira a stimolare la creatività e la collaborazione tra gli studenti, vede ogni bambino impegnato nella creazione collettiva di una poesia. Gli elaborati finali, frutto del contributo di tutti, verranno poi pubblicati su differenti supporti, tra cui libretti distribuiti nelle scuole, oppure utilizzati per decorare oggetti di uso quotidiano come sacchetti per la spesa o per il pane. Questa iniziativa non solo favorisce l’apprendimento della poesia e l’espressione creativa, ma integra il mondo della scuola con quello della comunità, creando un legame tra arte, educazione e vita quotidiana. Il progetto punta infatti a rendere la poesia accessibile e tangibile, mostrando come la parola scritta possa arricchire i gesti di ogni giorno. L’entusiasmo espresso dai partecipanti e dagli organizzatori riflette il valore educativo e sociale di un’iniziativa che avvicina i bambini alla letteratura e alla condivisione culturale, promuovendo il dialogo e il coinvolgimento attivo. La cooperativa agricola, da sempre attenta alle dinamiche del territorio, dimostra ancora una volta il suo impegno nel promuovere progetti che coniugano innovazione e tradizione. Un grande plauso all’associazione per il suo continuo lavoro di promozione culturale e per l’impegno nel coinvolgimento delle nuove generazioni, rendendo la poesia una parte viva e concreta del contesto scolastico e comunitario.

Di Redazione Culturale





Lettere alla redazione : lo sfruttamento psicologico esiste ?

Per la nostra rubrica "Osservatorio dell'anima", un utente ci ha inviato questa domanda a cui abbiamo risposto in base alla consultazione di esperti:

«Può una persona che manifesta forti oscillazioni emotive — legate a sentimenti alterni di accettazione e rifiuto di un rapporto, rivelatosi dopo vent’anni insufficiente e instabile — con una partner dal profilo evitante, complessato e con disturbo ossessivo-compulsivo, la quale dichiara di aver bisogno di aiuto per mantenere la calma, essere considerata a rischio di sviluppare una patologia psichica o psicosomatica?»

Sì, è possibile che una persona sperimenti alti e bassi emotivi in un rapporto del generer possa ammalarsi. Questo tipo di relazione, in cui uno dei partner è una persona evitante con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e"" complessi, può essere particolarmente difficile da gestire, soprattutto se il rapporto si è rivelato insufficiente dopo vent’anni.

Le fluttuazioni emotive, con momenti di speranza e di disperazione, possono derivare da diversi fattori:

Dinamiche di attaccamento: La persona potrebbe oscillare tra il desiderio di vicinanza e la paura del rifiuto, particolarmente in presenza di un partner evitante. Questo può portare a sentimenti di accettazione quando le cose sembrano andare bene e a sentimenti di rifiuto quando il partner si ritrae.

Il peso del tempo investito: Dopo vent’anni, c’è un’enorme quantità di tempo e di emozioni investite nella relazione. Questo può creare un forte attaccamento, rendendo difficile accettare l’insufficienza del rapporto, e alimentando la speranza di un cambiamento.

La necessità di aiuto e la dipendenza emotiva: Se la donna evita di affrontare i propri problemi e si appoggia sull’altro per “restare tranquilla”, ciò può creare una dinamica di dipendenza e di frustrazione. La persona potrebbe sentirsi responsabile del benessere dell’altra, alimentando l’alternanza tra il desiderio di aiutarla e il risentimento per il peso di questa responsabilità.

La natura del DOC: Il disturbo ossessivo-compulsivo può complicare ulteriormente la relazione, portando a comportamenti ripetitivi o richieste costanti di rassicurazione che possono logorare il partner.

In sintesi, questa altalena emotiva è comprensibile data la complessità del rapporto e i fattori psicologici coinvolti. Senza una risoluzione o un cambiamento significativo, questa situazione potrebbe continuare a causare dolore e instabilità emotiva degenerando in un aggravamento patologico della propria condizione psicologica.


Comitato redazionale

Faith in oneself Is the best - Pregare troppo fa male

C’era una volta, in un piccolo villaggio ai piedi di una montagna, un uomo di nome Martino. Era un uomo buono e generoso, ma aveva la sfortuna di incappare sempre in avventure nefaste. Qualunque cosa facesse, sembrava che il destino fosse contro di lui: una volta aveva perso tutto il raccolto a causa di una grandinata improvvisa, un’altra volta si era smarrito nel bosco e aveva trascorso giorni senza trovare il sentiero di ritorno. Il villaggio lo conosceva come “il povero Martino”, poiché ogni suo tentativo di migliorare la propria vita finiva in tragedia.

Martino aveva un cuore d’oro e molte persone gli volevano bene. In particolare, c’erano quattordici donne nel villaggio che lo consideravano un amico prezioso. Queste donne erano tutte molto devoti e, vedendo quanto Martino soffrisse, decisero di unirsi in preghiera per lui. Credevano fermamente che, se avessero pregato tutte insieme con sufficiente intensità, avrebbero potuto cambiare la sorte sfortunata di Martino.

Ogni notte, le quattordici donne si riunivano in una piccola cappella sulla collina, poco fuori dal villaggio. Pregavano con fervore, piangendo e supplicando il cielo di intervenire nella vita di Martino. Erano così sincere nelle loro preghiere che la cappella stessa sembrava essere avvolta da un’aura luminosa ogni volta che si riunivano.

Ma, nonostante tutte le loro preghiere, la sfortuna di Martino non faceva che peggiorare. Un giorno cadde e si fratturò una gamba, il giorno dopo la sua casa fu colpita da un fulmine e prese fuoco, e in un’altra occasione, la sua barca si rovesciò nel fiume, lasciandolo in balia delle onde. Ogni volta che le donne sentivano di una nuova disavventura, intensificavano le loro preghiere, ma sembrava che più pregassero, più gravi diventassero le disgrazie di Martino.

Una notte, mentre le donne pregavano con ancora più intensità del solito, accadde qualcosa di strano. La cappella fu avvolta da un vento gelido, e un’ombra nera apparve nell’angolo più oscuro. Le donne si fermarono, spaventate, e l’ombra prese a parlare con una voce cavernosa:

“Donne pietose, avete pregato con tanto fervore che avete risvegliato forze che non comprendete. Ogni vostra lacrima, ogni vostra supplica ha chiamato l’attenzione di spiriti antichi, che si divertono nel tormentare l’uomo. Continuate così, e condannerete Martino a una vita di sofferenze ancora più grandi.”

Le donne, sconvolte, non sapevano cosa fare. Si inginocchiarono tremanti, e una di loro, la più anziana, chiese con voce spezzata: “Cosa dobbiamo fare per salvarlo?”

L’ombra rispose: “Smettetela di pregare per lui. Lasciate che il destino segua il suo corso senza interferenze. Solo allora la sua vita potrà trovare pace.”

E così fecero. Le donne, con grande dolore, decisero di interrompere le loro preghiere. Non fu facile, poiché volevano davvero aiutare Martino, ma capirono che a volte, il troppo zelo può fare più male che bene.

Col passare del tempo, Martino notò che le sue disavventure cominciavano a diminuire. Riuscì a ricostruire la sua casa, la sua gamba guarì, e iniziò a prosperare nel suo lavoro. Le sventure non scomparvero del tutto, ma divennero meno frequenti e meno gravi.

Martino non seppe mai delle preghiere delle sue amiche, né delle loro lacrime. Ma il villaggio, e soprattutto quelle quattordici donne, impararono una lezione importante: a volte, il miglior modo per aiutare qualcuno è lasciarlo affrontare da solo il proprio destino, senza tentare di cambiarlo con la forza.

Da quel giorno, la cappella sulla collina rimase silenziosa, e l’ombra nera non fu mai più vista. Ma il ricordo di quella notte rimase nelle menti di tutte le donne, come un monito per il futuro.

Di Redazione 

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