Recensione alla mostra acquereli di Monza


Recensione della Mostra di Acquerelli in Villa Reale – Monza, ottobre 2025

di Ermanno Faccio

Entrando nelle sale della Villa Reale di Monza, si viene immediatamente investiti da una sinfonia di trasparenze, di velature, di luci liquide che solo l’acquerello, con la sua disciplina fragile e feroce, può restituire. Questa non è una semplice esposizione: è un inno alla delicatezza e alla precisione visionaria.

Gli artisti provenienti da tutto il mondo — dal Giappone fino alle più lontane latitudini europee — dimostrano che la pittura ad acquerello non è un gioco da salotto, ma un atto di resistenza estetica. È una tecnica che non perdona: l’errore non si cancella, il colore non si riprende, e proprio per questo ogni tratto, ogni sfumatura, è una scelta definitiva, un gesto di coraggio.

Colpiscono in particolare le opere nipponiche: dragoni impalpabili, templi sospesi tra bruma e spirito, donne ritratte con un pudore luminoso, come se la carta stessa avesse trattenuto il respiro. Qui l’Oriente non è più l’esotico da cartolina, ma una rivelazione interiore, quasi metafisica.

Eppure non manca la modernità, la sorpresa del contemporaneo: panorami europei scomposti in geometrie liquide, notti urbane dove il colore si fa suono, architetture che sembrano respirare. È come se l’acquerello, tecnica spesso confinata all’intimità dello studio, trovasse in questa mostra la sua rivincita pubblica, monumentale e attuale.

Plauso dunque alla curatela e agli artisti: qui non si espone soltanto pittura, si espone poesia solidificata in acqua e luce. Una mostra da vedere, ma soprattutto da ascoltare con gli occhi.

— Ermanno Faccio, Monza, 8 ottobre 2025


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