| un Pass Par Tu) che non è solo documento di viaggio, ma passaporto esistenziale, con cui attraversare confini esterni e interiori". |
L'oblio oncologico é legge attiva
Maria Pia Carola, la stupefacente pianista milanese
Un concerto per le stagioni della vita
Sabato scorso 8 novembre sera ho avuto il privilegio di assistere all’esecuzione completa di “Le Stagioni, Op. 37a” di Pëtr Il’ič Čajkovskij interpretata magistralmente da Maria Pia Carola, presso l’Associazione culturale I Ricostruttori di Milano. Questo ciclo per pianoforte, composto da dodici pezzi brevi, uno per ogni mese dell’anno, è noto per la sua combinazione di lirismo poetico e virtuosismo tecnico, e vederlo eseguito in un contesto dal vivo è un’esperienza che trascende la semplice ascolto musicale. Ogni pezzo ha preso vita sotto le mani di Carola, le cui dita sembravano animate da una forza e una precisione incredibili. La tecnica impeccabile si combinava a una sensibilità interpretativa che permetteva di percepire l’anima di ogni mese: il gelo e la solennità dell’inverno, la dolcezza dei primi germogli di primavera, la vitalità dell’estate, la malinconia e il colore dell’autunno. Ogni nota, ogni frase musicale, era trasmessa con una naturalezza espressiva che sembrava far vibrare lo spazio intorno, trasformando la sala in un luogo sospeso tra tempo, memoria e emozione. La difficoltà tecnica dei pezzi, spesso sottovalutata se ascoltata su registrazioni, emergeva in tutta la sua complessità dal vivo: passaggi rapidi, arpeggi delicati, trilli, legati sottili e dinamiche sofisticate venivano affrontati con una sicurezza e una fluidità straordinarie. Ma ciò che colpiva maggiormente non era solo la perfezione tecnica, quanto la capacità di trasmettere emozione, di raccontare storie attraverso il suono, di rendere ogni mese un piccolo universo musicale. Partecipare a questa esperienza musicale è stato uno spettacolo per gli occhi, per le orecchie e per l’anima. La performance di Maria Pia Carola non era soltanto un’esecuzione pianistica: era un’esperienza di comunione emotiva e artistica, un incontro diretto con la bellezza e l’energia della musica di Tchaikovsky, resa viva da una delle interpreti più sensibili e raffinate della scena contemporanea.
Ermanno Faccio
Comitato redazionale
Maria Pia Carola
Formazione e carriera
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Carola ha studiato al Conservatorio di Milano, diplomandosi con massimo dei voti e lode. (Ntacalabria.it)
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Successivamente ha perfezionato la sua formazione con noti maestri: tra gli altri Guido Agosti (Diploma di Merito all’Accademia Chigiana), Paul Badura‑Skoda, Franco Scala, Boris Petrushanskiy e Lazar Berman. (Ntacalabria.it)
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Dal materiale promozionale risulta che ha vinto diversi concorsi nazionali ed internazionali all’inizio della sua carriera. (Brianza Classica)
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Si è esibita in qualità di solista con varie orchestre in numerosi paesi, ottenendo consensi sia dal pubblico sia dalla critica. (Ntacalabria.it)
Stile interpretativo e repertorio
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Il suo repertorio include non solo i capolavori della letteratura pianistica classica, ma anche una rilevante attenzione alla musica del primo ’900 — in particolare compositori come Maurice Ravel, Sergei Rachmaninoff, Claude Debussy, Alexander Scriabin. (aousassari.it)
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Lo stile è descritto come “naturale espressività, raffinatezza e capacità di alternare effetti coloristici di vivida lucentezza a momenti d’ispirato lirismo”. (aousassari.it)
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È anche segnalata una spiccata versatilità: accanto all’attività solistica, ha svolto intensa attività cameristica e ha collaborato a progetti legati alla musica contemporanea. (Brianza Classica)
Tecnica e qualità interpretative
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La preparazione tecnica appare solida: studi con insegnanti di rilievo, concorsi vinti e repertorio impegnativo scelto suggeriscono un livello elevato.
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Interpretativamente, la critica ne apprezza la “raffinatezza” e la capacità di “alternare effetti coloristici … a momenti lirici”. Questo indica una tecnica non solo funzionale ma anche raffinata dal punto di vista espressivo. (aousassari.it)
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Non ho trovato – nelle fonti reperite – dettagli tecnici approfonditi (come ad esempio uso del polso, digitazione, pedalizzazione, approccio al fraseggio) che siano stati oggetto di pubbliche recensioni critiche estese.
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Va segnalato che la presenza di attività nella musica contemporanea e nell’integrazione con arti visive appare un elemento distintivo: “Dal 1984 al 1990 ha collaborato … per l’esecuzione e diffusione della musica contemporanea […] spinta da un amore profondo per l’arte in generale e per la musica in tutte le sue più diverse espressioni.” (Brianza Classica)
Fama e diffusione
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Maria Pia Carola gode di una buona reputazione nel panorama concertistico italiano e internazionale: viene indicata come “acclamata in teatri e sale da concerto di Europa, Stati Uniti, Giappone, Sud Africa” in un documento di presentazione. (aousassari.it)
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Del resto, la sua attività su vari continenti e con collaborazioni internazionali testimonia una diffusione non esclusivamente locale.
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Tuttavia, non ho rintracciato fonti che la definiscano una figura globalmente riconosciuta al livello delle superstar pianistiche mondiali — la visibilità pare più centrata sull’ambito specialistico/classico e concertistico.
Maria Pia Carola appare come una pianista ottimamente preparata, con buona formazione, ampio repertorio, e capacità espressive che mettono in risalto sia la tecnica sia la sensibilità artistica. È apprezzata per la raffinata interpretazione, la versatilità e l’apertura verso la musica contemporanea. La sua fama è solida nel circuito concertistico internazionale, sebbene forse non abbia ancora – secondo le fonti disponibili – la notorietà di livello “popolare mondiale”.
L’arte di "ridere sul serio” di Gianni Ferrario
Un artista della Milano del neoumamesimo che trasforma la gioia in disciplina umanistica.
Il Periodo Neo-Umanistico
C’è un momento, nella Milano iperconnessa e un po’ stanca, in cui l’umanesimo torna a farsi voce, e lo fa attraverso la risata. Non quella sguaiata da social network o quella nervosa da pausa caffè, ma la risata che nasce dal silenzio, si nutre di respiro e diventa canto. È questa la via proposta da Gianni Ferrario, artista poliedrico e maestro di vitalità, nel suo progetto di venti puntate dedicate alla gioia come disciplina quotidiana.
Ferrario ci accompagna in un percorso che, partendo da “un po’ di auto-ironia per contrastare seriosità e depressione”, si apre come un ventaglio di spunti sapienziali, dove ogni episodio è una doccia energetica per l’anima: “Il sorriso interiore”, “Come far decollare la giornata”, “Ridere è una cosa seria — chiedetelo al sistema immunitario”. Non è solo intrattenimento: è filosofia incarnata, metodo di rigenerazione personale, declinato secondo una sapienza orientale rielaborata nel registro meneghino, pragmatico e luminoso.
Dopo aver assistito molteplici aziende importanti, ha creato una serie di podcast, reperibili sul suo sito - " https://terapiadellarisata.it " brevi e densissimi, si offrono come pillole di umanità da gustare all’inizio della settimana — un lunedì finalmente degno del suo nome. Ogni incontro comincia con un canto che scalda il cuore, poi la voce dell’autore guida l’ascoltatore fra aneddoti, esperimenti collettivi, citazioni, risate contagiose e frammenti di vita vissuta. La leggerezza diventa metodo pedagogico, la musica un collante di anime.
Nel vivo dell’esperienza, nei suoi spettacoli Live che tiene in circoli culturali, club e sedi aziendali come esperienza di intervallo di motivazione delle persone, Ferrario rievoca l’antica confraternita dei monaci buddhisti che sollevavano il morale dei villaggi con la risata. Da quel gesto arcaico, quasi sacrale, si passa a un laboratorio di vitalità dove la gioia si fa energia tangibile, immediata, circolare.
Il momento conclusivo, nel programma tenutosi ieri presso l'associazione "I ricostruttori" di Milano via Turro, — un canto corale che attraversa la lirica della Turandot e la corale del "Và pensiero" fino ai canti degli Alpini e quelli popolari lombardi, romaneschi e napoletani, — hanno suggellato l’unità nella molteplicità: la voce di ciascuno diventa la voce di tutti. Non più spettatori, ma parte di un unico respiro.
Alla fine, la sensazione è quella di aver partecipato a un rito laico di purificazione, dove il ridere diventa un atto politico, una forma di resistenza morale, una liturgia del presente. Ferrario, con tono gentile e determinato, ci ricorda che il buonumore è una scelta di civiltà. E mentre le note finali si dissolvono nel sorriso, resta un’eco che continua a vibrare — non per una settimana soltanto, ma forse per sempre.
Ermanno Faccio
Note su Ermanno Faccio
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Autore e recensore d’arte, unisce poesia e tecnica nelle sue riflessioni su arte, architettura e spirito umano.Mediatore interculturale e viaggiatore in 45 Paesi, promuove l’ascolto empatico come via di consapevolezza e rinnovamento interiore.
I bambini raccontati da Beruti
Un messaggio universale artistico-intimista:
🌿 More than Kids — Valerio Berruti a Palazzo Reale, Milano
Una mostra che parla dell’infanzia come spazio universale dell’anima
A Palazzo Reale, Valerio Berruti apre una porta sulla soglia più pura della nostra memoria: l’infanzia come tempo sospeso, come luogo dove tutto può ancora accadere. Nelle sue figure – essenziali, senza tempo, tracciate con la delicatezza di un respiro – si specchiano le nostre origini emotive, i frammenti più silenziosi di ciò che siamo stati e che, forse, continuiamo a essere.
Il percorso, curato da Nicolas Ballario, è concepito come un viaggio nella poetica di Berruti: tra affreschi, sculture monumentali e installazioni che si muovono al confine tra sogno e memoria.
La celebre “Giostra di Nina”, musicata da Ludovico Einaudi, accoglie i visitatori come un rito iniziatico: un invito a risalire nel tempo, a tornare bambini per un istante, per ritrovare stupore e possibilità.
Nel cortile, invece, la scultura “Don’t let me be wrong”, accompagnata dal suono profondo di Daddy G dei Massive Attack, amplifica la tensione tra leggerezza e gravità, tra l’innocenza e la consapevolezza del crescere.
Ogni opera di Berruti parla con la lingua delle cose semplici, ma dice ciò che è immensamente complesso: che l’infanzia non finisce mai, che resta dentro di noi come un archivio luminoso.
Il sottotitolo “More than kids” suggerisce proprio questo: i “bambini” dell’artista non rappresentano solo l’età tenera, ma un simbolo collettivo di appartenenza, un richiamo a quella parte di noi che non ha ancora rinunciato a credere, a sognare, a cambiare.
Di Comitato Redazionale
Recensione alla mostra acquereli di Monza
Recensione della Mostra di Acquerelli in Villa Reale – Monza, ottobre 2025
di Ermanno Faccio
Entrando nelle sale della Villa Reale di Monza, si viene immediatamente investiti da una sinfonia di trasparenze, di velature, di luci liquide che solo l’acquerello, con la sua disciplina fragile e feroce, può restituire. Questa non è una semplice esposizione: è un inno alla delicatezza e alla precisione visionaria.
Gli artisti provenienti da tutto il mondo — dal Giappone fino alle più lontane latitudini europee — dimostrano che la pittura ad acquerello non è un gioco da salotto, ma un atto di resistenza estetica. È una tecnica che non perdona: l’errore non si cancella, il colore non si riprende, e proprio per questo ogni tratto, ogni sfumatura, è una scelta definitiva, un gesto di coraggio.
Colpiscono in particolare le opere nipponiche: dragoni impalpabili, templi sospesi tra bruma e spirito, donne ritratte con un pudore luminoso, come se la carta stessa avesse trattenuto il respiro. Qui l’Oriente non è più l’esotico da cartolina, ma una rivelazione interiore, quasi metafisica.
Eppure non manca la modernità, la sorpresa del contemporaneo: panorami europei scomposti in geometrie liquide, notti urbane dove il colore si fa suono, architetture che sembrano respirare. È come se l’acquerello, tecnica spesso confinata all’intimità dello studio, trovasse in questa mostra la sua rivincita pubblica, monumentale e attuale.
Plauso dunque alla curatela e agli artisti: qui non si espone soltanto pittura, si espone poesia solidificata in acqua e luce. Una mostra da vedere, ma soprattutto da ascoltare con gli occhi.
— Ermanno Faccio, Monza, 8 ottobre 2025
#AcquerelliMonza2025
#VillaRealeMonza
#PitturaContemporanea
#BellezzaSenzaFiltri
I profili di Rossella Pisoni
Riccardo Carnovalini - Fotografo, viaggiatore e narratore
Premessa dell’organizzatrice
Rossella Pisoni, filosofa soagyrica di Cusano Milanino, ha organizzato l’evento di incontro con Riccardo Carnovalini - fotografo, viaggiatore, narratore e critico di un’Italia ormai distopica dalla sua stessa storia, natura e geografia. Un’esperienza illuminante per il modo di raccontare la vita attraverso il vivere a stretto contatto con le sue compagne, viaggiando a piedi per l’Italia e l’Europa. Un messaggio di grandissimo valore culturale e di ispirazione politica che va ad avvisare chi ascolta, chi pone attenzione, chi è sensibile con il cuore del patriota, al destino del nostro paese.
Profilo
Riccardo Carnovalini si configura come un fotografo-narratore del territorio che ha dedicato oltre quarant’anni a raccogliere immagini e frammenti di vita attraversando a piedi l’Italia e l’Europa. Al centro della sua ricerca rimane “il problema dello sguardo”: lo sguardo che decide cosa salvare e cosa dimenticare del paesaggio in trasformazione.
Un diario fotografico fatto di passi a piedi, cammini complicati, ospitalità spontanee e documentazione territoriale. Tra sport, politica, ambiente e narrazione, Carnovalini tesse un filo unico: il Passepartout che non è solo il titolo del suo progetto più celebre, ma diventa passaporto esistenziale per attraversare confini geografici e umani.
Biografia essenziale
Nato a La Spezia nel 1957, fin dall’infanzia è attratto dalla montagna nonostante le origini marinare. I primi passi li muove sulle Dolomiti durante le vacanze estive. Da ragazzo usa la bicicletta per esplorare l’Appennino Ligure e Tosco-Emiliano, dove il ciclismo diventa la sua attività agonistica fino a un grave incidente nel 1973 che lo costringe a reimparare a camminare.
Dal 1977 al 1980, insieme alla fidanzata Cristina Di Bono, gestisce il Rifugio CAI Carrara sulle Alpi Apuane, diventando il più giovane custode di rifugio nella storia del CAI. Dal 1980 inizia i grandi viaggi a piedi che lo porteranno a percorrere decine di migliaia di chilometri.
Il progetto “Passepartout” (2012-2014)
La filosofia del viaggio autentico
Carnovalini distingue nettamente tra “viaggio” e “spostamento”: il viaggio implica un riallineamento delle due coordinate della vita - tempo e spazio. “Essere in un posto fisicamente prendendosi il tempo di attraversare lo spazio mentalmente”. Un trasferimento veloce non è un viaggio, è solo uno spostamento.
Il concept dell’ospitalità spontanea
Il progetto nasce dall’idea di attraversare l’Italia attraverso una catena di ospitalità spontanea. La regola era ferrea: se la persona ospitante non riusciva a trovare il prossimo ospite, il viaggio sarebbe finito. Insieme ad Anna Rastello, Carnovalini parte da Milano senza destinazione predefinita.
I numeri straordinari
- 192 ospitalità concatenate per 5.600 km complessivi
- 4 stagioni da 7 settimane ciascuna (28 settimane totali)
- 14 regioni attraversate in percorsi non turistici
- Media di 4-5 telefonate per ogni ospitalità trovata
La scoperta dell’Italia profonda
Il progetto rivela una verità sociologica: “Il 90% degli italiani non sa dove vive”. Gli italiani vivono “separati in casa”, disconnessi dal territorio che li sostiene. Le risposte più comuni alle richieste di ospitalità erano: “Li pago io una stanza in un B&B”, “Perché devono venire proprio da me?”, “No, non ne ho voglia. Poi c’è la partita stasera”.
Il “polimerizzare” umano
A Rieti, un chimico ospite usa la parola “polimerizzare” per descrivere il processo di mettere in relazione persone che non si conoscevano. Carnovalini realizza questo concetto organizzando un incontro finale a Pontecagnano dove tutti gli ospiti del progetto si ritrovano insieme.
I grandi viaggi europei
La biografia completa rivela un viaggiatore di portata continentale:
- 1991: Trieste-Vienna-Praga-Berlino-Skagen, unendo simbolicamente l’Europa post-muro di Berlino
- 1993: 3.500 km attraverso la Scandinavia da Göteborg a Nordkinn
- 2018-2019: “365 volte Europa” - un anno in cammino attraverso 22 nazioni per 11.275 km
Riflessioni sull’Italia contemporanea
La disconnessione territoriale
“Il vero grande viaggio che ha un valore politico è partire dalla porta di casa e conoscere, innamorarsi di casa propria”. L’osservazione centrale di Carnovalini è che gli italiani hanno perso il rapporto con il proprio territorio.
L’ospitalità autentica vs business
“L’ospitalità è quando tu vedi una persona che non conosci e gli apri la porta di casa tua. Tutto il resto è business”. Una distinzione netta contro l’ospitalità organizzata e a pagamento.
L’Italia della complessità
“L’Italia non è bella. L’Italia è bella e brutta ed è un orrore per certi versi”. È un paese che consuma 2,4 metri quadrati di suolo al secondo. Bisogna raccontare questa complessità, non fossilizzarsi solo sulla retorica della bellezza.
La carriera mediatica: ascesa e declino
L’epoca d’oro
Per nove anni ha condotto un programma su Rai Radio 1 con 3,5 milioni di ascoltatori. Scriveva per Airone (300.000 copie), faceva 50 serate l’anno, collaborava con scuole e istituzioni. Era l’epoca in cui i media raccontavano il territorio.
Il presente difficile
“Non c’è uno spazio mediatico dove puoi raccontare l’Italia oggi”. Pur essendo cresciuto professionalmente, non trova più spazi perché racconta l’Italia come la vede, non come vogliono i media mainstream.
“Balcone con vista”: il viaggio immobile
A 68 anni, con il fisico segnato da decenni di cammini con zaini pesanti, sperimenta un nuovo approccio: “stare fermo in un posto bellissimo e aspettare che i fatti della terra venissero da me”.
Il libro documenta dieci anni di fotografie dal balcone di casa: “Non c’è un minuto che sia uguale all’altro. Il cambiamento della posizione del sole determina ogni momento una situazione diversa”. Il messaggio è chiaro: “Si può fare un viaggio strepitoso stando fermi perché è la mente che conta”.
Le compagne di vita e di viaggio
Cristina Di Bono (1973-1991): Prima compagna, con lei vive la formazione e i primi grandi viaggi. Persona schiva che soffre l’esposizione mediatica. Insieme attraversano Appennini, Alpi, risalgono fiumi, circumnavigano Sardegna e Sicilia.
Roberta Ferraris (1996-2006): Americana con cultura classica italiana, evangelista con forte spiritualità. Esperta di scrittura, alleggerisce Carnovalini dal peso narrativo e dà “spessore nuovo” ai suoi viaggi.
Anna Rastello (2012-oggi): Compagna del progetto Passepartout e dei viaggi europei più recenti, incluso il monumentale “365 volte Europa”.
Il Sentiero Italia e l’eredità
Nel 1990 fonda l’Associazione Sentiero Italia, creando quello che definisce “forse il più lungo percorso di montagna al mondo” - un’autostrada verde che congiunge tutte e venti le regioni italiane attraverso la spina dorsale del paese.
La “malattia del viaggio” e la cura temporanea
In una comunità per dipendenze qualcuno gli dice: “anche voi dovreste essere ricoverati, siete malati di viaggio”. Carnovalini riconosce questa dipendenza e per curarsi si dedica sei anni all’allevamento di capre in Alta Langa. L’esperimento riesce parzialmente: una pausa significativa, ma poi il richiamo del cammino riprende.
Messaggio centrale
Dietro i suoi scatti e racconti, affiora un’idea chiara: “Innamorati di chi frequenti. Opponi resistenza al cambiamento inutile. Custodisci le creature creative che incontri. Cammina, guarda, narra.”
Il lavoro di Carnovalini rappresenta una forma di resistenza culturale contro l’omologazione e la perdita di memoria territoriale. Non è turismo, ma indagine sociologica e antropologica che documenta un paese in trasformazione attraverso lo sguardo di chi lo attraversa un passo alla volta, creando connessioni umane autentiche in un’epoca di crescente disconnessione.
Carnovalini: “Il vero viaggio è partire dalla porta di casa”
Riccardo Carnovalini - Fotografo, viaggiatore e narratore
"Tra sport, politica, psicoterapia, arte e amicizia, Riccardo sembra tessere un filo unico: |
Dietro i suoi scatti e racconti, affiora un’idea chiara:
👉 “Innamorati di chi frequenti. Opponi resistenza al cambiamento inutile. Custodisci le creature creative che incontri. Cammina, guarda, narra.
Evento
In compagnia di diversi ospiti, la filosofa spagyrica Rossella Pisoni ha dato vita a un incontro intenso e di grande spessore culturale con Riccardo Carnovalini, fotografo, viaggiatore, narratore e critico lucido dell’Italia contemporanea, sempre più distopica rispetto alla propria storia, alla propria natura e alla sua geografia.
Ho partecipato con vivo piacere a questo evento, che si è rivelato un’esperienza illuminante. Carnovalini, con il suo inconfondibile stile, ha raccontato la vita attraverso il cammino: un vivere a stretto contatto con la realtà e in continuo dialogo con le donne che lo hanno accompagnato nei suoi percorsi a piedi, dall’Italia all’Europa.
Ne è scaturito un messaggio di straordinaria forza culturale e di chiara ispirazione sociologica un richiamo rivolto a chi sa ascoltare, a chi presta attenzione, a chi conserva nel cuore lo sguardo del patriota e del cuore pulsante dell'essere umano.
Un avvertimento e al tempo stesso un invito a custodire il destino del nostro Paese e dell'umanità, camminando insieme, con coscienza e responsabilità.
E.F.
Premessa
Rossella Pisoni, filosofa, Spagyrica, ha organizzato l’evento di incontro con Riccardo Carnovalini - fotografo, viaggiatore, narratore e critico di un’Italia ormai distopica dalla sua stessa storia, natura e geografia.
Carnovalini ha collaborato con la rivista naturalistica AIRONE con foto di elevata suggestione scattate con sguardo empatico. Personaggio interessante per le scelte di vita fatte e per i contatti personali con Maurizio Pallante, che porta avanti il movimento della DECRESCITA FELICE in Italia.
Un riferimento di stile per confrontare come la coerenza del “sentire critico” può trasformare la vita: dalla “zona comfort” al fare scelte rivoluzionarie in cammino, in ascolto, in controtendenza, per provare a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere.
Un’esperienza illuminante per il modo di raccontare la vita attraverso il vivere a stretto contatto con le sue compagne, viaggiando a piedi per l’Italia e l’Europa. Un messaggio di grandissimo valore culturale e di ispirazione politica che va ad avvisare chi ascolta, chi pone attenzione, chi è sensibile con il cuore del patriota, al destino del nostro paese.
Riccardo Carnovalini - Wikipedia
Riccardo Carnovalini - Rossella Pisoni
Ecco l'Intervista in partecipazione con Ermanno Faccio
Intervista a Riccardo Carnovalini
A cura di Ermanno Faccio
Introduzione
Fotografo, viaggiatore, narratore. Da oltre quarant’anni Riccardo Carnovalini percorre a piedi l’Italia e l’Europa, documentando paesaggi e persone con lo sguardo di chi vuole capire, non solo osservare. In occasione dell’incontro organizzato da Rossella Pisoni a Cusano Milanino, ho avuto l’opportunità di dialogare con lui. Ne è nata una conversazione che attraversa sport, politica, psicoterapia, arte e amicizia.
Ermanno Faccio
Riccardo, lei parla spesso del “problema dello sguardo”. Che cosa intende?
Riccardo Carnovalini
Lo sguardo è una scelta: decidere cosa salvare e cosa dimenticare. Non è mai neutro. Camminando, cerco di educare il mio sguardo a cogliere non solo la bellezza, ma anche le ferite del territorio. L’Italia non è solo “bella”: è anche consumata, contraddittoria, a volte perfino orrenda. Ed è proprio lì che nasce la necessità di raccontare.
Ermanno Faccio
Lei distingue nettamente tra viaggio e spostamento. È una provocazione?
Riccardo Carnovalini
No, è un dato di fatto. Lo spostamento è rapido, serve ad arrivare. Il viaggio, invece, è un riallineamento tra tempo e spazio: stare in un posto fisicamente e prendersi il tempo per attraversarlo anche mentalmente. Per questo camminare è così radicale: non si può barare, ogni passo è un contatto diretto con la realtà.
Ermanno Faccio
Il progetto "Pass Par Tu" ha messo al centro l’ospitalità spontanea. Che cosa ha scoperto di noi italiani?
Riccardo Carnovalini
Che il 90% non conosce dove vive. Spesso mi sono sentito rispondere: “Perché proprio da me? Vi pago un B&B!”. L’ospitalità autentica, invece, è aprire la propria casa a uno sconosciuto. È un atto politico, non commerciale. Ed è lì che si rivela il legame tra persone e territorio.
Ermanno Faccio
Il suo messaggio ha una forte dimensione politica, anche se lontana dai partiti. Qual è, in sintesi?
Riccardo Carnovalini
Il grande viaggio politico è partire dalla porta di casa. Conoscere e innamorarsi del proprio territorio, custodirlo. Non c’è patriottismo più vero. Se perdiamo il rapporto con la terra su cui viviamo, perdiamo anche la nostra identità collettiva.
Ermanno Faccio
Dopo una vita di cammini, oggi lei sperimenta il “viaggio immobile” dal suo balcone. È una rinuncia o una nuova tappa?
Riccardo Carnovalini
È un altro modo di viaggiare. Osservare il sole che cambia la luce minuto dopo minuto è un’avventura straordinaria. Non c’è un attimo uguale all’altro. Alla fine il viaggio non è nei chilometri percorsi, ma nello sguardo che sappiamo mantenere vivo.
Ermanno Faccio
Chi sono state le compagne di viaggio più importanti nella sua vita?
Riccardo Carnovalini
Cristina Di Bono, la prima, con cui ho attraversato montagne e isole; Roberta Ferraris, che ha portato scrittura e spiritualità; e Anna Rastello, con cui ho condiviso il progetto Pass Par Tu e l’Europa. Ognuna ha dato una voce diversa al mio cammino.
Ermanno Faccio
Un’ultima battuta: se dovesse lasciare ai lettori una regola di vita?
Riccardo Carnovalini
Ne ho quattro: innamorati di chi frequenti, opponi resistenza al cambiamento inutile, custodisci le creature creative che incontri, cammina – e poi guarda e narra.
Conclusione
Il percorso di Riccardo Carnovalini non è solo geografico: è un invito a resistere culturalmente, a non smarrire lo sguardo sul nostro Paese, a non lasciarsi anestetizzare dall’omologazione. Camminare diventa così un atto politico e poetico insieme: un passo dopo l’altro, contro la dimenticanza.
Nel suo lungo racconto, Carnovalini ha spiegato che la sua vita è stata un lungo cammino dentro l’Italia, non fuori dall’Europa. Ha voluto conoscere il Paese passo dopo passo, perché il tempo dedicato alla conoscenza non è mai gratuito: è un investimento. Secondo lui, il vero viaggio non inizia in terre lontane, ma davanti alla porta di casa, ed è lì che si misura la distanza fra gli italiani e il loro stesso territorio.
Ha parlato di un’Italia “separata in casa”: non per ragioni affettive, ma perché il popolo è distante dalla terra che lo nutre, dagli alberi che producono ossigeno, dalla natura che rende possibile la vita. Ha raccontato di aver messo alla prova questa idea con il progetto “Pass Par Tu”: un itinerario a piedi da Torino a Capalbio, costruito sull’ospitalità di sconosciuti. Non chiedevano un letto o una cena, ma tempo e parole. Ogni tappa era garantita solo se chi accoglieva si impegnava a trovare il successivo ospite: un esperimento fragile e insieme rivelatore.
La media, ha detto, era di quattro o cinque telefonate per convincere qualcuno ad aprire la porta di casa. Eppure, passo dopo passo, sono arrivate 192 accoglienze, 5.600 chilometri percorsi, in un’Italia che quasi mai si attraversa a piedi. Da questo intreccio di gesti semplici è nata la parola chiave: “polimerizzare”, cioè mettere in relazione persone che altrimenti non si sarebbero mai conosciute.
Carnovalini ha insistito sul fatto che l’Italia non è solo bellezza da cartolina, ma anche consumo di suolo, degrado, squilibri urbanistici. È un Paese dove allo stesso sguardo si offrono meraviglia e orrore, e proprio per questo va raccontato con onestà, senza fermarsi alla retorica.
Alla fine, il suo monito è che non si è turisti ma viaggiatori quando si accetta di riallineare tempo e spazio, di rallentare per ascoltare e conoscere. Ed è questo, in fondo, il senso politico di quel cammino: un’Italia che si ricompone solo se impara a guardarsi da vicino.
Considerazioni sociologiche
Carnovalini ha raccontato l’Italia che non conosce quasi nessuno: da Spello ad Assisi, da Gualdo Tadino alle coste italiane, descrivendo il territorio attraverso uno sguardo fotografico critico e documentato. Ha ricordato la sua lunga esperienza alla Rai, dove per nove anni ha condotto un programma su Radio1 con milioni di ascoltatori, eppure l’Italia sembra dimenticare rapidamente chi l’ha raccontata: la notorietà dura poco e l’oblio arriva presto.
Ha riflettuto sulla celebrità e sui suoi rischi, sottolineando come il privilegio di essere ascoltati arricchisca il pubblico, ma possa anche far perdere sé stessi. Per lui, raccontare l’Italia significa rendere omaggio alla sua unicità, alla biodiversità e alle contraddizioni del territorio, denunciando consumi di suolo e degrado ambientale. Ha ribadito che il cambiamento climatico è una questione reale e urgente: coste basse come Trieste o Pesaro rischiano di scomparire, e la politica troppo spesso non interviene.
Il suo viaggio non è solo fisico: è anche “fermo”, dalla finestra di casa, con il progetto del libro Balcone con vista, dove documenta dieci anni di luce, stagioni e fenomeni naturali. Per lui, il viaggio vero è quello che permette di comprendere e osservare, non solo accumulare chilometri.
Ha raccontato poi le relazioni umane che hanno accompagnato la sua vita: con Cristina, compagna di viaggi instancabile ma poco adatta a raccontare le esperienze, e poi Roberta, che ha dato spessore e continuità narrativa ai suoi progetti. Roberta è arrivata nel momento chiave del progetto dei Sentieri Italia, che ha impiegato dieci anni per collegare tutte le venti regioni italiane attraverso un percorso verde, documentando la bellezza e la devastazione del territorio.
Infine, Carnovalini ha sottolineato che in Italia non ci sono più spazi mediatici adeguati per raccontare la realtà del Paese con onestà. Nonostante questo, il suo lavoro continua: osservare, documentare e proporre una lettura critica e affettuosa dell’Italia, un Paese unico al mondo, fragile e straordinario allo stesso tempo.
Cusano Milanino, 22 Settembre 2025
Ermanno Faccio
Intervista prodotta da Https://Youprom.it/it
RIPARTIRE DALLA RIGENERAZIONE INFORMATICA TOTALE
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Disquisizione Scientifica sull’Ecosistema Hosting Netsons
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Hosting Web
Hosting Web 10
- Prezzo: € 25,00 (annuale)
- Vantaggi tecnici:
- Uptime garantito 99,99%
- Hosting su server italiani GDPR compliant
- Supporto tecnico 24/7
- Backup automatici e certificati SSL gratuiti
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Hosting Web 100
- Prezzo: € 25,00 (annuale)
- Vantaggi tecnici:
- Uptime garantito 99,99%
- Hosting su server italiani GDPR compliant
- Supporto tecnico 24/7
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Rispetto al piano Hosting Web 10, questo piano offre:
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- Maggiore banda o traffico mensile incluso
- Possibilità di ospitare più siti o domini
- Performance ottimizzate per siti medio-grandi
Hosting Web 500
- Prezzo: € 25,00 (annuale)
- Vantaggi tecnici:
- Uptime garantito 99,99%
- Hosting su server italiani GDPR compliant
- Supporto tecnico 24/7
- Backup automatici e certificati SSL gratuiti
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Rispetto al piano Hosting Web 100, questo piano offre:
- Spazio web maggiore
- Maggiore banda o traffico mensile incluso
- Possibilità di ospitare più siti o domini
- Performance ottimizzate per siti medio-grandi
Hosting Web 1000
- Prezzo: € 25,00 (annuale)
- Vantaggi tecnici:
- Uptime garantito 99,99%
- Hosting su server italiani GDPR compliant
- Supporto tecnico 24/7
- Backup automatici e certificati SSL gratuiti
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Rispetto al piano Hosting Web 500, questo piano offre:
- Spazio web maggiore
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Listino Prezzi Hosting e Servizi Cloud Netsons
| Prodotto | Dettagli |
|---|---|
| Hosting Web 10 | Hosting Web - Fascia Base - Annuale |
| Hosting Web 100 | Hosting Web - Fascia Base - Annuale |
| Hosting Web 500 | Hosting Web - Fascia Base - Annuale |
| Hosting Web 1000 | Hosting Web - Fascia Base - Annuale |
| Hosting SSD 10 | Hosting SSD - Fascia Media - Annuale |
| Hosting SSD 50 | Hosting SSD - Fascia Media - Mensile |
| Hosting SSD 100 | Hosting SSD - Fascia Media - Mensile |
| Hosting SSD 30 | Hosting SSD - Fascia Media - Annuale |
| Cloud VPS M7 | Cloud VPS - Fascia Alta - Mensile |
| Cloud VPS M8 | Cloud VPS - Fascia Alta - Mensile |
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Scopri la Magia dei Teatri Milanesi a Novembre: Una Guida agli Spettacoli da Non Perdere
Chi come me: Opera dinamica e positiva
Chi come me: Opera unica nel suo genere di matrice concettuale ebraica e quindi dinamicissima e molto positiva, in atto unico, divertente coinvolgente e istruttiva, che mete a confronto 5 ragazzi con sindromi diverse che condividono una convivenza in un istituto per la sanità de mente dove si vedono le difficoltà che incontra il medico curante e le critiche sociali che riceve dai suoi stessi pazienti adolescenti, unitamente a quelle che riceve la docente di teatro terapia che porta l'esperimento dei giochi collettivi in clinica. Bravura magistrale degli attori pluri interpretativi, contemporaneamente nei ruoli di genitori ricchi snob, dei genitori pragmatici mercanti, dei genitori festosi ebraici, che hanno una velocità di scena e di cambio di costume sconvolgenti, tanti che riescono pure a recitare tenendo due costumi contemporaneamente, mentre rispondono da un personaggio all'altro, in una accelerazione scenica concepita per creare una specie di orgasmo coinvolgente specialmente nel pubblico più fortunato che ha preso posto accanto ai lettucci dei giovani ricoverati. Tale vicinanza scenica é fondamentale, per assorbire la recita magistrale di ciascuna sindrome che i ragazzi sanno interpretare con minuzia realistica sconvolgente che ti trasferiscono guardandoti negli occhi, tanto che ti senti coinvolto e vorresti partecipare al dialogo complessivo, che si instaura tra i pazzi. Un plauso per la riuscita complessiva della energia scenica, emotiva, sensazionale, e coinvolgente che gli artisti riescono a profondere nell'anima degli spettatori, tale da costituire un riferimento importante sia per i professionisti della psico terapia che per gli stessi appassionati della materia. La resa scenica, la scelta delle musiche, degli effetti, dei suoni e delle luci creata dai registri dietro le quinte, quanto la struttura ricettiva aperta e connettiva del teatro Parenti Stesso, riescono a fare del soggetto teatrale tecnico interpretato, un'esperienza unica e insostituibile per spiegare l'esperienza clinica e i casi umani sottostanti.
Personalmente mi sono, praticamente, innamorato di Alma.
Redazione Artistica Psicologica Teatro terapica.
Don Erman
Il terzo settore a Cinisello in fiera fino al 29.9.24
L’Associazione Cooperativa Agricola di Cinisello Balsamo presenta una nuova iniziativa di poesia partecipata per le scuole alla manifestazione Ville Aperte*
Oggi, all’interno della storica Villa Ghirlanda, si è tenuta la manifestazione “Ville Aperte” di Cinisello Balsamo, un evento che ha coinvolto numerose realtà locali del terzo settore attive sul territorio. Tra le protagoniste dell’evento, l’Associazione Cooperativa Agricola di Cinisello Balsamo ha presentato una brillante e innovativa iniziativa rivolta ai più giovani: la poesia partecipata nelle scuole. L’idea, che mira a stimolare la creatività e la collaborazione tra gli studenti, vede ogni bambino impegnato nella creazione collettiva di una poesia. Gli elaborati finali, frutto del contributo di tutti, verranno poi pubblicati su differenti supporti, tra cui libretti distribuiti nelle scuole, oppure utilizzati per decorare oggetti di uso quotidiano come sacchetti per la spesa o per il pane. Questa iniziativa non solo favorisce l’apprendimento della poesia e l’espressione creativa, ma integra il mondo della scuola con quello della comunità, creando un legame tra arte, educazione e vita quotidiana. Il progetto punta infatti a rendere la poesia accessibile e tangibile, mostrando come la parola scritta possa arricchire i gesti di ogni giorno. L’entusiasmo espresso dai partecipanti e dagli organizzatori riflette il valore educativo e sociale di un’iniziativa che avvicina i bambini alla letteratura e alla condivisione culturale, promuovendo il dialogo e il coinvolgimento attivo. La cooperativa agricola, da sempre attenta alle dinamiche del territorio, dimostra ancora una volta il suo impegno nel promuovere progetti che coniugano innovazione e tradizione. Un grande plauso all’associazione per il suo continuo lavoro di promozione culturale e per l’impegno nel coinvolgimento delle nuove generazioni, rendendo la poesia una parte viva e concreta del contesto scolastico e comunitario.
Di Redazione Culturale
Lettere alla redazione : lo sfruttamento psicologico esiste ?
Per la nostra rubrica "Osservatorio dell'anima", un utente ci ha inviato questa domanda a cui abbiamo risposto in base alla consultazione di esperti:
«Può una persona che manifesta forti oscillazioni emotive — legate a sentimenti alterni di accettazione e rifiuto di un rapporto, rivelatosi dopo vent’anni insufficiente e instabile — con una partner dal profilo evitante, complessato e con disturbo ossessivo-compulsivo, la quale dichiara di aver bisogno di aiuto per mantenere la calma, essere considerata a rischio di sviluppare una patologia psichica o psicosomatica?»
Sì, è possibile che una persona sperimenti alti e bassi emotivi in un rapporto del generer possa ammalarsi. Questo tipo di relazione, in cui uno dei partner è una persona evitante con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e"" complessi, può essere particolarmente difficile da gestire, soprattutto se il rapporto si è rivelato insufficiente dopo vent’anni.
Le fluttuazioni emotive, con momenti di speranza e di disperazione, possono derivare da diversi fattori:
Dinamiche di attaccamento: La persona potrebbe oscillare tra il desiderio di vicinanza e la paura del rifiuto, particolarmente in presenza di un partner evitante. Questo può portare a sentimenti di accettazione quando le cose sembrano andare bene e a sentimenti di rifiuto quando il partner si ritrae.
Il peso del tempo investito: Dopo vent’anni, c’è un’enorme quantità di tempo e di emozioni investite nella relazione. Questo può creare un forte attaccamento, rendendo difficile accettare l’insufficienza del rapporto, e alimentando la speranza di un cambiamento.
La necessità di aiuto e la dipendenza emotiva: Se la donna evita di affrontare i propri problemi e si appoggia sull’altro per “restare tranquilla”, ciò può creare una dinamica di dipendenza e di frustrazione. La persona potrebbe sentirsi responsabile del benessere dell’altra, alimentando l’alternanza tra il desiderio di aiutarla e il risentimento per il peso di questa responsabilità.
La natura del DOC: Il disturbo ossessivo-compulsivo può complicare ulteriormente la relazione, portando a comportamenti ripetitivi o richieste costanti di rassicurazione che possono logorare il partner.
In sintesi, questa altalena emotiva è comprensibile data la complessità del rapporto e i fattori psicologici coinvolti. Senza una risoluzione o un cambiamento significativo, questa situazione potrebbe continuare a causare dolore e instabilità emotiva degenerando in un aggravamento patologico della propria condizione psicologica.
Comitato redazionale
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